mercoledì 22 aprile 2015

(cavalli) "monti senza imboccatura???? O_O "

Spesso mi sento dire, con un velo di stupore, "ma monti il cavallo senza imboccatura?" O_O (Beh, fortunatamente devo ammettere che lo sento molto meno di anni faperché questo tipo di monta, e di cultura si sta diffondendo, per fortuna sempre più, (per fortuna per i poveri cavalli) ^_^
Beh se il mio cavallo in quel momento sta indossando un bosal o una capezza la risposta alla domanda che reputo pertanto retorica, si... A volte continua lo stupore e seguono parole tipo: "non hai paura che ti prenda la mano?"
No, non ho paura che mi prenda la mano, e se lo fa, sono sicura che c'è un motivo e di certo poi si fermerà. A volte sento anche "come lo comandi senza nulla in bocca?"  Vabe qui si va oltre... Come se un cavallo si guidasse con l'imboccatura... No! Non si guida con l'imboccatura! La mano è solo l'ultimo degli aiuti che serve per GUIDARE (termine improprio non essendo una macchina) il cavallo.



Comunque si, spesso, non sempre, monto senza imboccatura. La miglior imboccatura? Quella di cui puoi fare a meno
Certo il discorso non è così semplice, non puoi prendere un cavallo x, togliere tutto e via andare. No. Dietro la possibilità di condividere esperienze con un cavallo senza che debba tenere in bocca un ferro freddo che comunque prima o poi,  poco o molto, gli procurerà fastidio e/o dolore, c'e' un grande lavoro. Lavoro che si basa sulla comunicazione e sulla fiducia reciproca. Lavoro volto a instaurare una relazione con un essere che noi stessi dobbiamo considerare COGNITIVO, cioè capace di ragionamenti e pensieri complessi. E' difficile per molti, forse troppi, quelli soprattutto che reputano il cavallo stupido, pensarlo come un essere cognitivo, ma lo è, che ci piaccia o no, che lo vogliamo ammettere o no. Certo se continueremo a giudicare un pesce dalla sua capacità di volare il pesce sarà ai nostri occhi SEMPRE stupido. Così come se continueremo a ragionare e pensare il mondo da uomini, le altre creature ci sembreranno più o meno stupide e più saranno lontane dalla nostra natura di predatori in cima alla catena alimentare più saranno da noi reputate stupide... Il cavallo e' molto lontano dalla cima dove noi siamo, lui è' una preda e come tale ragiona, elabora e reagisce a seconda anche della sua personalità e delle sue esperienze di vita, come tutti gli esseri viventi fanno. Quando ci rapportiamo a lui, se vogliamo gettare le basi della relazione che ci porterà a collaborazione, amicizia e fiducia dobbiamo pensarlo per quello che è, un essere cognitivo, senziente e predato... Per cui dalla parte di quelli che vengono mangiati. Già pensando questo noi che ci consideriamo essere superiori possiamo capire e interpretare molti dei suoi comportamenti se solo vorremo osservali con occhi e cuore aperti. Partendo da qui dobbiamo un po' studiare il suo etogramma e il suo essere, sui libri e sul campo, passando ore e ore con loro, solo a guardare come interagiscono coi loro simili, con gli etero specifici e con l'ambiente. Poi dobbiamo cominciare a capire e studiare come comunicano, perché quel linguaggio che usano e' l'unico che conoscono e lo useranno anche con noi in modo chiaro come sanno fare, sta a noi comprendere le loro parole. Già capire la loro essenza e il loro linguaggio e' cosa molto molto impegnativa e non ci si arriverà mai del tutto, ma più si conosceranno, meno si temeranno, più saremo disposti a intavolare una conversazione basata sul rispetto e sulla fiducia reciproca. I cavalli spesso ci danno fiducia, siamo noi a tradirla e poi riconquistarla sarà cosa ardua, anche se alla fine, con la chiave giusta la possiamo riottenere. 

Il problema? Capirli e capire cosa sono realmente presuppone impegno, tempo, pazienza, errori, tornare sui propri passi, rivedere le proprie teorie, tecniche e cambiare in primo luogo noi stessi. Perché il cavallo in primo luogo è uno specchio che smaschera con estrema facilità tutte le nostre debolezze e i nostri limiti e una volta arrivati qui, possiamo decidere di accettarli e con pazienza superarli o cercare di distruggere quello specchio che ci ha mostrato un NOI STESSI che non conoscevamo e che non accettiamo. Non tutti sono disposti a farlo, non tutti sono disposti a mettere in discussione un metodo usato per secoli, anni di esperienze, anni di lavoro, e soprattutto loro stessi. Molti preferiscono la via veloce, la via facile, dove lo scopo e' piegarli, distruggere la loro personalità, spegnerli, assoggettarli al nostro dominio e a quel punto usarli come meglio aggrada fino a che non si rompono e a quel punto gettarli via e poi ricominciare da capo. Quelli che si assoggettano saranno per sempre vuoti, schiavi e non saranno più cavalli, quelli che non lo fanno saranno venduti, passeranno di mano in mano, saranno maltrattati e se non si piegheranno, alla fine andranno al macello. Questa via e' facile, e' la via delle imboccature usate in malo modo, dei frustini e speroni usati con ignoranza, delle dome violente e della presunzione umana. Può essere più veloce, ma non avremo mai un amico al nostro fianco, ma uno schiavo che appena potrà fuggirà al nostro controllo o si ribellerà. 
Il metodo della comprensione e studio e' più lungo certo, ma porta a rapporti duraturi, sinceri, privi di violenza e frustrazione. Porterà anche a poter montare senza ferraglie e senza sella un buon compagno di vita e di esperienze emozionanti. 
Io ho deciso di optare per questo secondo metodo, cambiando ormai molti anni fa quella che era la mia NON cultura equestre, quello che era il mio modo di andare a cavallo a seconda di quello che mi era stato insegnato, ho messo da parte competitività, gare, allenamenti estenuanti, e mi sono messa a cercare un amico, comprensione, fiducia, occhi vivaci e vivi, non spenti e vuoti. Ho messo in discussione quello che credevo di sapere e soprattutto me stessa e a dire la verità ancora non ho finito e credo che non finirò mai... Così adesso, nonostante il percorso sia ancora lungo e tortuoso, posso godere del mio cavallo a pieno, senza forzature, senza mezze parole, senza fregature, ma in estrema comunicazione, rispetto, fiducia e divertimento. 
Il lavoro che sta dietro un bosal e' lungo, e parlo di Bosal, ma non è solo quello, dovrei dire il lavoro che sta dietro alla relazione che ti permette di usare il bosal è lungo... E' un lavoro non solo sulla relazione col cavallo, ma anche sul cavallo e soprattutto su di noi, perché per comunicare con lui dobbiamo essere padroni di quelli che si chiamano aiuti. Il cavallo non comprende la nostra lingua e quando siamo sulla sua groppa le nostre parole le porta a lui il nostro corpo. Il cavallo e così sensibile da sentire una mosca che si posa sulla sua schiena, figuriamoci se non sente i nostri comandi. Se è sordo c'e' un problema di comunicazione che esula dal ferro che ha o non ha in bocca. L'assetto, l'uso della gambe, della mani, del peso, sono cose che vanno estremamente curate e affinate e non basta una vita... Più le affineremo più il cavallo sarà pronto ad ascoltarci, meno dovremo usare attrezzi come imboccature, speroni, frustini, chiudi bocca, capezzine, martingale, jambon eccetera. Non ci serviranno se la comunicazione sarà fluida e chiara. Mano la comunicazione sarà buona più cose dovremo mettere in campo per farci capire, più il cavallo si farà sordo perché disturbato dal dolore, fastidio, rabbia, frustrazione e quant'altro di brutto potete immaginare. Il lavoro che sta dietro una monta ragionata senza imboccatura e' lungo e va oltre il normale addestramento. Dovremo imparare anche a controllare il nostro assetto emozionale per non influenzare il cavallo, dovremo controllare accessi di rabbia, ira, ansia, frustrazione, dovremo imparare a svuotarci di tutto ciò che ha riempito le nostre giornate quando montiamo a cavallo, così da godere a pieno dell'effetto risanante che questa attività ci regala... 
C'e molto molto di più dietro un cavallo con la bocca libera che risponde perfettamente ai comandi del cavaliere, con piacere, senza frustrazioni e senza lotte inutili e dannose. Ma ci vuole tempo e pazienza e la voglia di averli.
A me piace lavorare con il mio cavallo senza ferraglie, mi piace che lavori con me e per me senza che io gli crei dolore, fastidio, rigidità. Se ha qualcosa da dirmi, se deve mandarmi a quel paese per un mio errore e' libero di farlo e io lo ascolterò (e spesso mi trovo a dargli ragione). E' libero di dire la sua opinione senza paura del tirone in bocca, dello strattone, del ferro che sferza la lingua, o il palato, del cannone che urta le barre, degli speroni piantati nel costato, del frustino che sferza la sua pelle sensibile. E' libero di dire quello che pensa e lo farà con meno decisione, con meno forza, con meno rabbia, perché sa che sarà ascoltato e non ha bisogno di "urlare"... Poi valuteremo se ha ragione lui o meno è andremo avanti correggendoci a vicenda e cresceremo insieme ogni giorno di più. Quando siamo fuori invece sarà libero di scegliere dove mettere i piedi, di scegliere il terreno migliore, di dirmi se un posto è pericoloso o meno e poi starà a me, la sua guida, il suo leader se più vi è comprensibile come termine, convincerlo che va tutto bene, chiedergli di cambiare strada, chiedergli di fare anche cose che non vorrebbe, ma chiedere, non costringere, non forzare... In caso non voglia proprio darmi ragione, scenderò e passerò prima io dove non vuol passare per paura di pericoli.. Così da dargli fiducia.... Oppure tròveremo una soluzione insieme, da esseri cognitivi quali entrambi siamo, cha hanno qualcosa da dare l'uno all'altro in ogni istante della nostra relazione. 
Questa  è' solo una parte del grande lavoro che sta dietro un semplice bosal, ma già arrivare qui non è male, è un buon INIZIO.... Vorrebbe dei aver trovato un amico, un compagno di avventure... E non è poco!

Certo non monto sempre senza imboccatura, ma vi dirò perché un'altra volta. 

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